Consonno non è una destinazione come le altre. Situata sulle colline della Brianza, questa città fantasma è avvolta in un’aura di mistero che la rende incredibilmente affascinante per chiunque ami le storie fuori dall’ordinario. Un luogo dove il passato e il presente si intrecciano in un balletto di rovine e memorie, un posto che invita i visitatori a riflettere sulla potenza e la fragilità dei sogni umani. Ma cosa rende Consonno così speciale? La sua storia è fatta di ambizioni grandiose, di un’imponente trasformazione architettonica e di un improvviso e drammatico declino. Oggi, le sue rovine attirano non solo appassionati di storia e curiosi, ma anche tanti esploratori di città con una storia particolare alle proprie spalle.
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Consonno: come arrivarci in car sharing
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Per arrivare a Consonno bisogna innanzitutto raggiungere Villa Vergano, frazione di Galbiate, e qui imboccare via Don Minzoni e successivamente via Brianza. In alternativa si può anche partire dal paese di Olginate e prendere via Belvedere, che prosegue in via per Consonno, fino al paese fantasma.
Consonno: la sua nascita
Negli anni ‘60, l’Italia è in pieno boom economico e il paese sta cambiando a una velocità folle. È in questo contesto che entra in scena un personaggio fuori dal comune: Mario Bagno. Un visionario, un sognatore, uno che vede oltre l’orizzonte delle cose comuni. E ha un sogno davvero ambizioso: trasformare un piccolo borgo medievale in una sorta di Las Vegas italiana.
Andiamo con ordine. Consonno, prima dell’arrivo di Bagno, era un tranquillo paesino situato sulle colline della Brianza. Un borgo come tanti altri, con le sue case in pietra, la chiesetta, e una vita che scorreva lenta e serena. Ma Mario Bagno vede in questo borgo qualcosa di più. Vede il potenziale per creare un luogo di divertimento e lusso, una destinazione che avrebbe attirato visitatori da ogni angolo d’Italia e oltre.
Mario Bagno nasce nel 1901 a Milano, in una famiglia di modeste condizioni. Fin da giovane, Mario dimostra un’inclinazione naturale per il mondo degli affari e un’innata capacità di vedere opportunità dove gli altri vedevano solo ostacoli.
Negli anni ‘30 e ‘40, Mario Bagno fonda la sua impresa edile, specializzandosi nella costruzione di infrastrutture stradali e ferroviarie. Questo periodo è caratterizzato da grandi cambiamenti e opportunità in Italia, un paese che si sta ricostruendo dopo la devastazione della guerra. Bagno coglie queste opportunità con entrambe le mani, espandendo rapidamente la sua attività. La sua azienda si distingue per l’alta qualità delle opere realizzate e per l’innovazione nelle tecniche costruttive.
La sua passione per l’architettura stravagante e i luoghi di intrattenimento lo porta a concepire progetti come Consonno, dove immagina una città dei divertimenti che possa rivaleggiare con le grandi capitali del turismo mondiale. Bagno è affascinato dall’idea di creare qualcosa di unico e spettacolare, un luogo che possa stupire e incantare chiunque vi metta piede.
E così, nel 1962, Bagno acquista l’intero borgo di Consonno. Ma per realizzare il suo ambizioso progetto, c’era un ostacolo da superare: gli abitanti. Gli abitanti del piccolo borgo furono infatti sfrattati per far posto alla visione di Bagno.
L’idea di Bagno è quella di creare una città dei balocchi, un luogo dove le persone possano venire a divertirsi, a sognare, a lasciarsi alle spalle la quotidianità. E così sorgono alberghi di lusso, sale da ballo, ristoranti, negozi di ogni tipo. C’è persino una pista da corsa per le automobili! Consonno si trasforma in un luogo di meraviglia, un’attrazione senza pari.
Ma Mario Bagno non si ferma. Vuole che Consonno sia un luogo in continua evoluzione, sempre al passo con i tempi: ogni anno, nuovi progetti, nuove idee, nuove attrazioni. È un fiume in piena, un vortice di creatività e innovazione.
Negli anni ‘60 e ‘70, Consonno diventa una delle mete più ambite del nord Italia. Le persone accorrono in massa per vedere con i propri occhi questa città fantastica, per vivere un’esperienza unica. Le serate sono animate da feste sfavillanti, eventi di ogni tipo, spettacoli e concerti. È un periodo di grande splendore, un’epoca d’oro che sembra destinata a durare per sempre.
Consonno: gli anni di gloria
Appena entrati, ci si trovava di fronte a un paesaggio quasi surreale: edifici dai colori vivaci, costruzioni bizzarre e un’atmosfera di festa perpetua. Ogni angolo della città era un’esplosione di vitalità e creatività. Era come se il mondo intero fosse stato condensato in un piccolo borgo delle colline brianzole.
La città pullulava di visitatori, attratti dalle sue meraviglie. C’era chi veniva per soggiornare negli alberghi di lusso, chi per ballare nelle sfavillanti sale da ballo e chi per curiosare nei numerosi negozi e boutique. Ogni weekend, le strade di Consonno si riempivano di famiglie, giovani coppie, gruppi di amici, tutti desiderosi di vivere l’esperienza unica offerta da questo luogo magico.
Le serate erano un vero spettacolo. Feste grandiose si svolgevano ovunque: nelle piazze, nei locali, negli alberghi. C’era sempre musica nell’aria, risate e chiacchiere. Le luci brillavano fino a tarda notte, creando un’atmosfera incantata che faceva dimenticare ai visitatori il mondo esterno.
Non erano solo le feste a rendere Consonno speciale. La città ospitava eventi di ogni genere: spettacoli teatrali, concerti, gare automobilistiche. Ogni settimana c’era qualcosa di nuovo da scoprire, una nuova attrazione, un nuovo evento. Era come se la città non dormisse mai, sempre pronta a sorprendere e a deliziare i suoi ospiti.
E poi c’erano le attrazioni stabili: la pagoda cinese, il minareto, il castello medievale. Ogni edificio era una piccola opera d’arte, un pezzo di un puzzle che raccontava storie di mondi lontani. Passeggiare per Consonno era come fare il giro del mondo in poche ore, un’esperienza che lasciava tutti a bocca aperta.
Visitare Consonno era un modo per sfuggire alla routine quotidiana, per immergersi in un mondo fantastico dove tutto era possibile.
Consonno: il declino
Il primo segnale di crisi arriva nel 1976, quando una frana colpisce la strada principale che collegava Consonno al resto della Brianza. Questa frana non solo interrompe i collegamenti vitali, ma rappresenta anche il primo colpo al cuore del sogno di Bagno.
La frana del 1976 non fu un evento casuale. Il terreno su cui sorge Consonno è costituito da strati di rocce e argille, che, sotto il peso delle strutture e delle forti piogge stagionali, iniziarono a cedere. Già durante la costruzione della città, alcuni esperti avevano avvertito dei rischi geologici, ma le loro preoccupazioni furono minimizzate. La frana fu causata principalmente dall’erosione del terreno e dalla mancanza di adeguate misure di drenaggio, che avrebbero potuto mitigare il rischio. Questo disastro naturale non solo interruppe i collegamenti vitali per la città, ma rappresentò anche un duro colpo per l’economia locale. Riparare la strada richiese tempo e risorse significative. Inizialmente, ci furono tentativi di riparazione, con operai e ingegneri chiamati a stabilizzare il terreno e a ricostruire la strada. Tuttavia, le riparazioni si rivelarono insufficienti. Ogni nuova pioggia minacciava di causare ulteriori frane, e la fiducia nella sicurezza della strada era ormai compromessa.Senza una via d’accesso comoda, i visitatori iniziarono a diminuire drasticamente. Le conseguenze furono devastanti: le attività commerciali chiusero, le attrazioni si svuotarono e la vita notturna scomparve. La frana del 1976 fu il primo colpo al cuore del sogno di Mario Bagno: la città scivolava in un periodo di abbandono e decadenza. E senza visitatori, Consonno iniziò a perdere il suo splendore.
Ma la frana non è l’unico problema. Gli anni ‘70 portarono con sé cambiamenti economici e culturali che influenzarono anche Consonno. L’Italia stava attraversando un periodo di crisi economica e instabilità politica. Inoltre, le nuove tendenze culturali e i cambiamenti nel modo di vivere e di viaggiare fanno sì che luoghi come Consonno inizino a sembrare un po’ datati.
Mario Bagno cerca di contrastare il declino con nuove idee e progetti, ma le nuove attrazioni non riescono a riportare il pubblico ai livelli di un tempo, e il sogno inizia lentamente a sgretolarsi.
Con il passare degli anni, Consonno diventava sempre più una città fantasma. Gli edifici, una volta pieni di vita e colore, iniziavano a mostrare i segni dell’abbandono. Le luci si spensero, la musica tacque, e le strade si svuotarono. Tutte quelle strutture stravaganti diventarono monumenti silenziosi di un sogno infranto.
Lentamente, anche i pochi residenti rimasti lasciarono la città. Gli alberghi e i ristoranti chiusero uno dopo l’altro, e Consonno si trasformò in un luogo di desolazione e silenzio.
Eppure, nonostante tutto, Consonno mantiene un certo fascino. C’è qualcosa di struggente e affascinante nel vedere un luogo che un tempo era così vibrante ridotto a un ammasso di rovine. È come se le rovine raccontassero una storia, la storia di un sogno grandioso che, per un breve momento, è diventato realtà.
Oggi, camminare tra le rovine di Consonno è un’esperienza unica. Ogni edificio, ogni angolo racconta una storia di passata grandezza e di inevitabile declino. È un luogo che invita alla riflessione, a pensare alla fragilità dei sogni e alla forza implacabile del tempo.
Consonno: com’è oggi
Le strutture che un tempo erano simboli di opulenza e divertimento ora sono ricoperte di graffiti, con piante e alberi che crescono tra le crepe dei muri e delle strade. L’iconica pagoda cinese, con il suo tetto colorato, è ancora lì, o almeno, era in piedi fino al 2018. Il minareto, una volta scintillante sotto il sole, è ora una torre silenziosa che osserva il paesaggio circostante.
Nonostante il decadimento, Consonno ha un fascino innegabile. C’è qualcosa di poetico nell’esplorare un luogo che è stato abbandonato e dimenticato. Ogni angolo della città racconta una storia, e ogni edificio è un testimone silenzioso di un’epoca passata. È come se le mura stesse parlassero, raccontando di feste sfavillanti, di risate e di sogni infranti.
Per molti esploratori urbani, o “urbex”, Consonno è una meta imperdibile. Armati di macchine fotografiche e torce, questi moderni avventurieri si addentrano nelle rovine alla ricerca di scorci suggestivi e di storie da raccontare. Le loro fotografie catturano la bellezza nascosta di Consonno, trasformando il decadimento in arte.
Ma non sono solo gli esploratori urbani a trovare interesse in Consonno. Negli ultimi anni, ci sono stati diversi tentativi di recupero e valorizzazione del sito. Eventi culturali, festival e visite guidate hanno riportato un po’ di vita in questa città dimenticata. Questi sforzi non solo aiutano a preservare il patrimonio di Consonno, ma offrono anche l’opportunità di riflettere sulla sua storia unica.
Visitare Consonno oggi significa immergersi in un’atmosfera di malinconia e meraviglia. Ogni passo tra le rovine è un invito a immaginare come doveva essere questo luogo nei suoi giorni di gloria. È un’esperienza che stimola la fantasia e invita alla riflessione.
Consonno è un monumento alla potenza dei sogni e alla loro fragilità. È un luogo che ci ricorda che anche i progetti più grandiosi possono svanire, ma che la bellezza e l’ispirazione possono trovarsi anche nelle rovine.