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Home » Blog » Evoluzione del car sharing: dai primi esperimenti di condivisione agli attuali veicoli elettrici

In occasione del Darwin Day, ripercorriamo la storia di un’innovazione che ha cambiato la mobilità su strada in Italia e nel mondo.

Il Darwin Day, la Giornata Internazionale di Darwin, celebra da ormai quasi 20 anni la scienza come strumento per il miglioramento dell’umanità. Un giorno da ricordare, l’11 febbraio, come l’anniversario della nascita di Charles Darwin, il biologo che formulò la teoria dell’evoluzione della specie. E chi meglio di lui, allora, può ispirare le persone di tutto il mondo a innovare e rinnovarsi sempre?

Il car sharing rappresenta la dimostrazione di come scienza e idee innovative, applicate ai problemi della vita quotidiana, siano riuscite a produrre un’evoluzione nella mobilità su strada tale da apportare miglioramenti significativi al singolo individuo e alla collettività.

Car sharing: un fenomeno in continua crescita

Oggi il car sharing è un servizio di mobilità a carattere commerciale, erogato da aziende, che consente agli utenti di prenotare e utilizzare un’automobile a noleggio per brevi periodi di tempo, anche per pochi minuti, pagando solo per il suo effettivo utilizzo.

Il sistema ha ormai preso piede in tutte le grandi città europee e italiane e si sta diffondendo anche nei piccoli centri. Eppure, il car sharing non è nato così come lo conosciamo oggi e, anzi, ha vissuto diverse fasi di sviluppo negli anni. Vediamo, allora, quali sono stati i principali momenti di svolta di questo innovativo servizio di mobilità.

Condividere un veicolo: più di 70 anni di tentativi

Era il 1948, in pieno dopoguerra, e la prima organizzazione documentata di auto in condivisione faceva capolino sulle strade europee. A creare il primo abbozzo di servizio di questa primordiale forma di multiproprietà condivisa fu una cooperativa abitativa di Zurigo formata da privati, spinti da ideali ecologisti.

Questi primi tentativi di condivisione di veicoli trovarono, poi, maggior diffusione nei primi anni ‘70 un po’ in tutta Europa: in Francia, per un paio d’anni, si è provato un sistema di auto a gettoni, mentre nel 1974, ad Amsterdam, già si può notare una fisionomia più simile a quella moderna, con piccoli veicoli elettrici e controlli elettronici per le prenotazioni e la riconsegna. Anche Suffolk, in Inghilterra, nel 1977 ebbe il suo servizio di car sharing che permetteva agli interessati di condividere viaggi in auto.

Le sperimentazioni continuarono per tutti gli anni ‘80 e ‘90, in Europa e, in misura minore, negli Stati Uniti e in Canada, con una lenta ma progressiva crescita di idee e proposte. In quel periodo, l’offerta si distingueva per le molte organizzazioni di piccole dimensioni, tutte però caratterizzate da un elemento comune: l’assenza di scopo di lucro.

Le motivazioni, tutt’ora valide, che spingevano soggetti privati o aziende ad organizzarsi nella condivisione di veicoli, infatti, erano principalmente due.

  • Ecologica: la condivisione di veicoli contrastava in modo efficace la congestione del traffico e le ricadute ambientali, a tutto beneficio di una migliore qualità della vita, soprattutto nelle aree a forte urbanizzazione.
  • Economica: la condivisione permetteva di ridurre le spese per l’acquisto e il mantenimento delle vetture, gravando sul budget di più soggetti in misura minore rispetto a un’auto di proprietà tradizionale.

La crescita commerciale del car sharing: il primo tentativo in Italia

Una svolta importante nelle modalità in cui venne realizzato e proposto il car sharing avvenne nei primi anni 2000, quando l’esigenza di aumentare l’efficienza dei servizi portò a spostare l’attenzione sul piano commerciale del fenomeno, con il conseguente sviluppo di organizzazioni più strutturate, in grado di offrire servizi professionali di car sharing a pagamento.

Queste furono presto supportate dalle amministrazioni locali e statali più lungimiranti, che ne compresero i vantaggi dal punto di vista ambientale, in termini di allentamento della congestione del traffico nei centri urbani, di riduzione delle emissioni inquinanti e di utilizzo più razionale dell’automobile privata a favore di modalità alternative di spostamento.

È del 1998 il primo decreto di stanziamento fondi per lo sviluppo del car sharing in Italia, approvato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio. Mentre solo nel 2001 c’è il primo vero tentativo pratico di car sharing italiano a Milano, non a caso proposto dagli ambientalisti di Legambiente. Proprio la città di Milano, oggi, primeggia in Italia nell’utilizzo di servizi di mobilità condivisa su un’ampia gamma di mezzi di trasporto.

Internet e smartphone: il boom del car sharing in Italia

Se queste prime esperienze in Europa e in Italia hanno avuto il merito di introdurre il concetto di auto condivisa come strumento di mobilità alternativa per tutti, è solo con la maggiore disponibilità di servizi internet, smartphone e applicazioni digitali che il car sharing ha avuto la definitiva consacrazione, con un ampio apprezzamento da parte del pubblico. La digitalizzazione del servizio di car sharing consente, infatti, all’utente di gestire in autonomia la fase di iscrizione al servizio e quelle di noleggio e di riconsegna, attraverso una comoda app.

Car sharing elettrico: l’evoluzione della specie è completa

Ma cosa rende il car sharing veramente efficace? Innanzitutto, il suo essere una soluzione complementare ai trasporti pubblici, che possono integrarsi perfettamente a esso, soprattutto in città, realizzando una continuità di spostamento, alternativa all’esclusivo utilizzo dell’auto privata.

Proprio il fatto che il car sharing si ponga come soluzione intermedia ideale fra trasporto pubblico e auto private, ha consentito al fenomeno di modificare i vecchi modelli di fruizione della strada, trasformando in definitiva l’utilizzo delle automobili da prodotto a servizio e favorendo una mobilità più razionale, economica e sostenibile.

Ed è proprio in virtù di quest’ultimo obiettivo, quello ecologico, che contraddistingue il car sharing fin dai suoi albori, che si chiude, oggi, la scala “evoluzionistica” del car sharing, trovando il suo pieno compimento nei veicoli elettrici di ultima generazione che permettono di ridurre al minimo le emissioni inquinanti nell’aria.

Car sharing elettrico E-VAI: il prossimo passo dell’evoluzione

Tra i gestori di servizi di car sharing che si sono affacciati al nuovo mercato della mobilità alternativa c’è E-VAI, che parte proprio da quest’ultima fase di sviluppo del settore, quella elettrica, per porsi come apripista verso il prossimo stadio evolutivo: la creazione di una mobilità condivisa, sostenibile e integrata in tutta la Lombardia.

Il car sharing di E-VAI, infatti, si differenzia, non solo per il suo essere l’unico con una flotta totalmente elettrica, ma anche per la capillarità del servizio, arrivando a coprire, con le proprie postazioni, non solo i grandi capoluoghi di provincia, ma anche i più piccoli centri urbani lombardi, garantendo agli utenti la possibilità di spostarsi in tutta la regione e in modo continuato, flessibile e in modalità green.

Insomma, se Darwin fosse andato in auto, avrebbe sicuramente scelto un car sharing elettrico E-VAI.

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